Dopo risultati di “notevole interesse scientifico”, il sito naturalistico verrà studiato da alcune sonde subacquee
In partenza alla Palude del Capitano uno studio che renderà il sito, di fatto, un vero e proprio laboratorio di ricerche accademiche multidisciplinari. Il Centro di Speleologia Sottomarina “Apogon”, in partenariato con il Comune di Nardò e con il patrocinio della Società Speleologica Italiana, prevede di impiegare una o più sonde subacquee, insieme ad altre apparecchiature esterne fornite dalle Università di Trieste e di Bari, in grado di rilevare diversi parametri ambientali.
Verranno collocate in prossimità del fondale del laghetto e nelle cavità carsiche sommerse della zona. La durata prevista delle attività dello studio è di due anni. Ciò, naturalmente accrescerà il valore scientifico e naturalistico della Zona Speciale di Conservazione Palude del Capitano che, già allo stato attuale, presenta peculiarità ecologiche di tutto rilievo. L’obiettivo finale, una volta avviata la ricerca, è quello di mettere a punto attività di divulgazione dedicate alle scuole e ad un pubblico più ampio.
A tutto questo si è arrivati grazie ai risultati, definiti dagli studiosi “di notevole interesse scientifico”, di un altro studio finalizzato al monitoraggio fotografico e allo studio ambientale della Palude del Capitano. Uno studio molto proficuo, previsto dal progetto “Interventi per la tutela e valorizzazione da attuare sulla biodiversità terrestre dell’area umida costiera e marina nel sistema grotte di particolare valore ambientale della costa ionica. Palude del Capitano”, finanziato dalla Regione Puglia e diretto dall’architetto Antonio Vetrugno e dal professore Giuseppe Piccioli Resta.
Per un anno, sotto la direzione scientifica di Luca Zini (Università di Trieste) e di Mario Parise (Università di Bari), sono state registrate e studiate le variazioni microclimatiche del sito, nonché il chimismo delle acque sorgive. Con l’approdo, appunto, a risultati notevoli dal punto di vista scientifico.
“La Palude del Capitano – evidenzia l’assessora all’Ambiente Giulia Puglia – è l’ennesima dimostrazione di quanto sia interessante il nostro territorio dal punto di vista della ricerca scientifica. Parliamo, in questo caso, di un autentico giacimento naturalistico che ovviamente cattura l’attenzione degli studiosi. Siamo molto contenti di questa collaborazione con Apogon, con la Società Speleologica Italiana e con gli atenei coinvolti nei progetti di ricerca, una sinergia che permetterà di mettere in luce quelle peculiarità ambientali del sito che ancora non conosciamo. Un motivo in più perché tutti, dalle istituzioni al semplice cittadino, tutelino un luogo speciale e unico”.