di Stefano Manca
Contro i pronostici il 26 febbraio Elly Schlein ha vinto le primarie del Pd diventando segretaria nazionale del partito. Sconfitto il suo competitor, il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. La Schlein proviene da una famiglia agiata, con papà e mamma affermati docenti universitari, un nonno che fu senatore e tre passaporti in tasca: svizzero, statunitense e italiano. Non è affatto una colpa nascere in una famiglia benestante. È un dato che va registrato quando si passa al setaccio la biografia di un personaggio pubblico e amen. Finisce lì. Sbaglia in pieno chi, non solo a destra, da settimane le contesta le origini “benestanti”. Mi incuriosisce invece l’aspetto esteriore della faccenda. Schlein ha condotto una campagna elettorale facendo molta attenzione ad alcuni dettagli, che forse hanno fatto breccia nel cosiddetto popolo del centrosinistra. A Lecce il 14 gennaio scorso si presentò presso i Cantieri Teatrali Koreja in jeans, mentre alle sue spalle c’era uno striscione privo di grafiche elaborate, recante scritte realizzate tramite semplici bombolette spray. Il clima sembrava quello di un’assemblea d’istituto messa su dai soliti studenti squattrinati che eravamo in gioventù. Il messaggio è evidentemente arrivato, visti i risultati. Ha vinto la candidata “francescana”, o che così si è presentata, non solo a Lecce. Vallo a spiegare a Bonaccini, figlio di un camionista e di un’operaia, passato invece per l’uomo d’apparato, l’élite cattiva da combattere. Il povero governatore ha avuto invece solo la colpa di indossare, ogni tanto, una diavolo di cravatta.
da Belpaese dell’11 marzo 2023