Inclusione, partecipazione e riqualificazione sono le parole chiave del programma del neo sindaco di Lecce, una città che ha affidato proprio a lui le sue aspettative (e speranze) di cambiamento
Conquistare quella che sembrava una roccaforte inespugnabile, in mano al centrodestra da vent’anni, come Lecce. Appariva una sorta di miracolo alla vigilia dell’11 giugno, è diventata realtà all’indomani del ballottaggio dello scorso 25 giugno. Carlo Salvemini è il nuovo sindaco di Lecce, circa vent’anni dopo il papà Stefano. Ancora una volta, come allora nel 1995, un ballottaggio che sorride al centrosinistra. Decisiva l’alleanza, resa nota pubblicamente, con Alessandro Delli Noci, terza forza emersa dopo il primo turno.
A Mauro Giliberti non è riuscita l’impresa di dare continuità ai due mandati di Paolo Perrone, i cittadini leccesi hanno deciso di votare per il cambiamento e hanno scelto Salvemini come sindaco. Bisognerà analizzare adesso i risultati ufficiali per capire il grado di operatività della nuova assise, su cui incombe il rischio “anatra zoppa” determinato dal sistema elettorale, vale a dire la maggioranza, o quasi, del Consiglio comunale al centrodestra, così come emerso dal primo turno, e la Giunta di centrosinistra, così come stabilito dal ballottaggio.
Signor Sindaco, il centrosinistra torna al governo della città dopo vent’anni. Che sensazioni prova a pochi giorni di distanza della vittoria?
Sono felice di vedere tanti leccesi felici, emozionati, fiduciosi e di vedere la politica nuovamente amica di tanti cittadini. E sono felice di aver reso possibile -insieme a tanti- ciò che a molti sembrava impensabile, cioè portare l’alternanza a Palazzo Carafa.
In un panorama nazionale che ha visto trionfare il centrodestra, Lecce e Taranto sono tra le poche piacevoli sorprese per il centrosinistra. Qual è stato, secondo lei, il segreto di questa vittoria? Cosa ha funzionato meglio a Lecce che invece in altre città non ha funzionato?
Io parlo dell’esperienza di Lecce. E dico che essersi concentrati sui bisogni, sui diritti, sulla qualità della vita dei cittadini, tralasciando ogni sterile polemica gli avversari politici abbia fatto la differenza. Andare strada per strada, quartiere per quartiere, a proporre in prima persona l’Agenda del cambiamento ci ha consentito di vivere un’esperienza umana e politica importante, e di farci percepire dai leccesi per quello che siamo: cittadini tra cittadini.
L’alleanza con Delli Noci, resa pubblica all’indomani del primo turno, come proseguirà nel futuro prossimo?
Con Alessandro abbiamo creato una comunità larga, composta dalle persone che a Lecce pensavano fosse arrivato il momento di aprire una pagina nuova nell’amministrazione cittadina. Di portare nuovi protagonisti al governo della città.
Il primo problema che dovrete affrontare sarà quello creato dal sistema elettorale, il cosiddetto effetto “anatra zoppa”. Come pensa di ovviare a questa situazione?
Attendo con fiducia i risultati definitivi e ufficiali delle elezioni da parte della commissione elettorale. Ogni altra valutazione sarà fatta solo dopo averli acquisiti.
Quali saranno le priorità della sua azione amministrativa?
Innalzare la qualità della vita dei leccesi. Riqualificare gli spazi pubblici, fare in modo che i diritti di cittadinanza in questa città vengano garantiti a tutti, in particolare a chi ha più bisogno.
La partecipazione attiva, l’ascolto dei cittadini sono stati punti importanti della sua campagna elettorale. Come e su che cosa in particolare pensa di coinvolgere direttamente i cittadini nel processo decisionale?
Credo sia necessario favorire l’istituzione di Comitati di quartiere, come ho più volte detto in campagna elettorale. Dobbiamo colmare in maniera sana il gap tra quartieri e Palazzo Carafa, che si è venuto a creare con l’abolizione delle circoscrizioni comunali.
È arrivata l’estate. Il rilancio delle marine, ampiamente trascurate per anni, è stato un tema molto dibattuto. Cosa fare per dar loro nuova linfa vitale?
È necessario un Piano delle Coste che ci consenta di intervenire in maniera efficace e lungimirante sulle criticità che caratterizzano la costa leccese. Credo che quei 22 km di litorale costituiscano un patrimonio ambientale e naturalistico di straordinaria ricchezza, che abbiamo il dovere di tutelare e valorizzare.
Altra questione di fondamentale importanza è quella legata alle periferie, cui si ricollegano altri punti come il disagio economico-sociale di molte famiglie, l’integrazione e non ultimo quello della sicurezza. A quali interventi pensa per tornare a considerare le periferie parti integranti e vitali dell’essere comunità?
Dobbiamo ricucire le fratture che separano interi quartieri della città dagli altri. Agiremo sulla leva urbanistica, sulla viabilità, sul trasporto pubblico, sulla riqualificazione degli spazi pubblici per consentire che non ci sia una zona della città in cui ci si sente meno cittadini che altrove.
Lecce è città turistica di altissimo profilo, per certi versi solo in teoria. Occorre migliorare i servizi da offrire ai turisti, rendere maggiormente fruibili i beni della città. Quali misure proponete per il turismo?
Lavorare oggi per far crescere il turismo a Lecce ci impone di diversificare la nostra offerta, creare nuovi itinerari, valorizzare beni culturali oggi restaurati, ma ai margini dei percorsi consueti di visita. Oggi i turisti si fermano a Lecce in media due giorni. Penso dobbiamo offrire loro l’opportunità di allungare il loro tempo di permanenza.
Nei mesi scorsi è stato riaperto il Teatro Apollo, l’ex Convento degli Agostiniani e le Mura Urbiche. Che futuro avrà la cultura a Lecce?
La cultura a Lecce non si identifica semplicemente con i “contenitori” che sono stati restaurati in questi anni e ai quali non si è riusciti a dare una funzione. Renderli pienamente integrati in un sistema che assegni a loro riconoscibilità e li metta nelle condizioni di essere produttivi è un obiettivo importante. Ma cultura per me vuol dire anche inclusione, dare opportunità a tutti i cittadini di vivere una vita in cui l’accesso ai libri, agli strumenti multimediali, alle opportunità formative sia garantita. Per questo voglio che Lecce abbia finalmente una biblioteca civica. E che questa sorga nel parco della Trax Road, nel mezzo del quartiere Stadio.
Lei ha più volte criticato l’inutilità del filobus. Opera da smantellare?
Mi sono impegnato a rimuovere quello che la stessa giunta Perrone ha definito “un danno permanente per la città”. Credo che smontare il filobus per migliorare l’offerta di trasporto pubblico sia una priorità per la città.
All’interno della sua “Agenda del cambiamento” c’è anche l’idea dell’alloggio sociale per aiutare chi è in difficoltà. Come si procederà in tal senso?
Con un Piano casa comunale che punti finalmente a mitigare la sofferenza abitativa diffusa e con una Agenzia degli affitti che si occupi di agevolare l’incontro tra le esigenze di chi cerca casa e chi può affittare.
Altro nodo di fondamentale importanza per la città di Lecce è il rapporto con l’Università, e di conseguenza con il mondo del lavoro di oggi e di domani. Dove bisogna intervenire per rendere l’Università cuore pulsante della città e al tempo stesso motore vitale per lo sviluppo economico?
Bisogna fare quello che per vent’anni non è stato fatto: attivare strumenti di governance condivisa. Per questo già in campagna elettorale ho proposto al rettore Zara un protocollo d’intesa che, se gli organi di governo dell’Università sottoscriveranno, regolerà i rapporti istituzionali tra gli enti, aprendo a una nuova stagione di collaborazione.
Alessio Quarta