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Tutti pazzi per i tatuaggi

Dal professionista alla studentessa e all’operaio: da 15 anni a questa parte nel Salento c’è stato un vero e proprio boom di richieste. E se il tribale è ormai off, il dotwork e l’orientale sono sempre di tendenza 

 

La passione per i tatuaggi colpisce anche in Salento e colpisce dritto al cuore, perché il numero di persone che sono rivolte ad un tatuatore nel corso degli ultimi 15/20 anni è cresciuto in maniera a dir poco esponenziale, sgombrando il campo da ogni sorta di timore e ambiguità, come quella che vedeva decenni fa il tatuaggio confinato ad una ristretta cerchia di persone, per lo più carcerati e delinquenti. Oggi invece il mondo degli appassionati è talmente trasversale che non ci sono tendenze di fondo, solo una statistica che continua a crescere inesorabilmente e che vede accomunati tutti i settori lavorativi, tutte le personalità, tutte le età: dal professionista che si fa tatuare il nome della figlia alla studentessa con un disegno sulla caviglia, dall’impiegato con un tatuaggio dietro la schiena alla manager con un paio di lettere giapponesi sul polso.

Insomma, ce n’è veramente per tutti i gusti e non è per niente vero il refrain che vede il Sud Italia arretrato in fatto di tendenze ed innovazioni. “Va di moda dire che noi restiamo sempre indietro -confessa Andrea Quarta, tatuatore di Veglie e tra i fondatori del Lecce Tattoo Fest. Da noi negli ultimi 15 anni si è registrato un boom incredibile. Per quella che è la mia esperienza personale il Salento è molto avanti rispetto ad altre parti d’Italia sia in fatto di consapevolezza, sia come conoscenza degli artisti, sia anche per il gusto estetico nella scelta dei tatuaggi. Non posso dire che ci sono più donne o più uomini, più giovani, più trentenni: si tatua chi meno te l’aspetti, si tatua chi ti aspetti. Ormai il tatuaggio è sdoganatissimo”.

E anche in fatto di generi o di categorie non c’è una preferenza che sovrasta le altre. Si va dall’old school, stile molto semplice e colorato, all’orientale oppure si può optare per i biomeccanici, fedeli riproduzioni di arti umani, come per i fantasy o per i ritratti o ancora il lettering o magari fiori e decorazioni: “Quello che posso dire è che il tribale non lo fa più nessuno, ormai è passato fuori modo. Anche se poi il tribale contiene al suo interno una serie di sottostili infiniti, il tribale puro ormai non lo chiede più nessuno. Adesso ci si tatua di più il dotwork, l’orientale, ma fondamentalmente non c’è uno stile che sta andando più di un altro. Ci si tatua più o meno di tutto”. 

 

A Lecce i maestri della skin art 

 

Il Lecce Tattoo Fest è una vetrina internazionale per il mondo dei tatuaggi soprattutto perché dal 22 al 24 aprile arrivano alle Manifatture Knos alcuni dei migliori artisti del panorama italiano e mondiale. Per il secondo anno, i visitatori della convention potranno ammirare l’arte eccelsa del giapponese Tenkiryu Honke (nella foto), discepolo del maestro Horiyoshi III, una dinastia di tatuatori sin da fine Ottocento che di generazione in generazione si tramandano i segreti della tecnica degli irezumi. Gli irezumi sono tatuaggi che si estendono generalmente lungo tutta la superficie del corpo, oppure coprono le braccia e le gambe per intero. Solitamente, il collo e parte del petto non vengono tatuati, in modo da nascondere l’opera d’arte sotto i vestiti e impedirne la vista agli altri. L’ombreggiatura e i colori sono aggiunti attraverso la tecnica antica e tradizionale denominata tebori e realizzata manualmente. Sempre dal Giappone arriverà Koji Yoshida a dare un ulteriore tocco orientale ad una manifestazione che abbraccia davvero tutte le espressioni artistiche del settore.

Dall’estremo Oriente si passa al polo opposto, all’Occidente più recondito con l’arte di Jo Arancibia, direttamente dal Cile. Molto nutrita anche la rappresentanza europea, con Inghilterra e Spagna a farla da padrone. Sono ben 15 i tatuatori che arriveranno dal vecchio Continente, tra cui quattro donne, ognuno con la propria espressione artistica e il proprio stile. D’altronde la bellezza di una convention come il Lecce Tattoo Fest sta proprio in questo: nella possibilità di scoprire nuovi gusti e nuove estetiche provenienti un po’ da ogni angolo del mondo. La tecnica è sempre quella della macchinetta tradizionale, a cambiare è lo stile che i vari tatuatori propongono.

Dal regno anglosassone arrivano: Davide Trifoni, nome italianissimo ma studio nel cuore di Londra con i suoi disegni new traditional che vanno molto di moda, Szidonia Csenge Gergeleg, Emil Giczewski, Daniel Nowak e Dan Banas. Altro Paese ben rappresentato è la Spagna con la venticinquenne Andrea Morales Gonzalez, Nicklas Westin, Mike Guijarro e Lluis Febrer. Dalla vicina terra elvetica approderanno a Lecce Jay Tatts, Abidan Guzman ed Elle Priselle.

Completano il panorama degli artisti europei la russa Julia Syuta e l’olandese Jul Ruiz. Insieme a loro più di 150 tatuatori provenienti da ogni parte d’Italia per dare al Lecce Tattoo Fest un mix esplosivo di arte e di colori. 

 

Alessio Quarta