Non è certo un periodo tranquillo per la Sanità in Salento: il nuovo piano di riordino della Regione Puglia premia, con più posti letto e nuovi reparti, gli ospedali di Lecce, San Cesario, Scorrano e Gallipoli, ma penalizza pesantemente Casarano, Copertino e Galatina. E mentre i viaggi della speranza dei salentini non si arrestano, l’Ordine dei Medici lancia l’allarme: 700mila pugliesi potrebbero rimanere senza medico di famiglia nei prossimi 10 anni
La Sanità pugliese tenta di rifarsi il look con la “sforbiciata” prevista dal piano di riordino ospedaliero approvato dal Consiglio Regionale, con cui si declassano alcuni nosocomi di grande importanza per il territorio leccese, come quelli di Copertino, Casarano e Galatina a semplici presidi di base, con il “Vito Fazzi” di Lecce in seconda fascia, mentre il “Sacro Cuore” di Gallipoli e il “Delli Ponti” di Scorrano sono in prima fascia, centri di eccellenza sanitaria. “Non dei veri e propri tagli -fanno sapere dalla Regione Puglia-, ma una semplice redistribuzione dei posti letto in ossequio al DM. n. 70/2015 e alla Legge di stabilità 2016, provvedimenti governativi che hanno l’obiettivo di portare le reti ospedaliere nazionali dentro omogenei parametri di sicurezza, efficacia di cura ed efficienza gestionale”.
Una decisione che ha generato un vespaio senza fine di polemiche e proteste che vanno avanti da mesi, soprattutto in quelle comunità che vedono sostanzialmente privarsi di una struttura che serviva diversi territori. È il caso di Copertino, ad esempio, che con i suoi 800 neonati è seconda solo a Lecce in fatto di natalità, eppure il “San Giuseppe” è stato ridimensionato a presidio di base.
I sindacati chiedono al governo regionale di rimettere mani al “Programma operativo 2016-2018” per riqualificare l’offerta di prestazioni sanitarie in modo da soddisfare i bisogni di salute che esprimono i singoli territori, diminuire la mobilità passiva e le liste di attesa. In vista della grande mobilitazione che si terrà a Bari il 13 dicembre, martedì 6 si è tenuto un primo “assaggio” a Casarano con una protesta prima nei pressi del presidio ospedaliero (nella foto), poi al mercato comunale. Il 9 e il 10 toccherà, invece, a Lecce diventare “incubatrice” predominante della protesta.
La situazione sanitaria pugliese, nel complesso e in mezzo ad eccellenze positive che comunque ci sono, non è tuttavia delle più rosee e non solo dal lato del cittadino-paziente. Corsie di ospedali svuotate, reparti privi di camici bianchi e infermieri, questo è il triste scenario a cui purtroppo stiamo già assistendo. Ogni tre medici pugliesi che vanno in pensione in questi anni, ne arriva uno, il ricambio generazionale dunque non avviene. Ed è una problematica che riguarda tanto i medici di base, quanto gli specialisti. Per quel che concerne i primi, l’Ordine dei Medici ha recentemente commissionato uno studio per calcolare i danni che sta già facendo quella che è stata definita “gobba pensionistica”. Nei prossimi 10 anni andrà in pensione il 70% dei medici di famiglia pugliesi e secondo la Federazione dei medici di medicina generale, circa 700mila cittadini pugliesi rimarrebbero così privi dell’assistenza dei medici di base.
Andrea Caroppo: “Il piano di riordino non fermerà i viaggi della speranza”
234 milioni di euro di cure rimborsate dalla Regione Puglia per permettere ai propri cittadini di curarsi altrove, prevalentemente nelle Regioni del Nord Italia, con Lombardia ed Emilia Romagna a farla da padrone. Per oltre il 77% dei casi sono queste le “mete preferite” per chi necessita di terapie antitumorali, ma anche per operazioni più semplici quali quelle di ortopedia e chirurgia generale. Sono i cosiddetti viaggi della speranza, vale a dire quelli fatti da pazienti di un territorio che si spostano altrove, il più delle volte facendo fronte a cifre esorbitanti, pur di curarsi e guarire laddove questo non gli viene permesso nei modi più opportuni.
Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale e capogruppo di Forza Italia Andrea Caroppo: “Peccato, il piano di riordino poteva essere l’occasione per cominciare a far diminuire i viaggi della speranza: invece non vi è nulla che porti a una riduzione della mobilità passiva extraregionale e dei relativi esorbitanti costi. Come per lo smaltimento dei rifiuti -continua Caroppo- la Puglia paga centinaia di migliaia di euro ad altre Regioni perché provvedano a bisogni dei suoi residenti cui non è in grado di far fronte da sola: per servizi sanitari la Puglia paga ad altre Regioni oltre duecento milioni di euro. Soprattutto la nostra Regione, con lo pseudo piano di Emiliano, ancora una volta dimostra di non voler far nulla per curare i pugliesi a casa loro: costringerli a recarsi in altre Regioni per vedere garantito il proprio diritto alla salute è un fatto inqualificabile”.
Alessio Quarta