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Polveri sottili e tumori, scende in campo il Cnr di Lecce

Dopo Milano e Bologna, tocca all’Osservatorio Climatico-Ambientale indagare sul legame tra Pm 10-2,5 e aumento esponenziale di casi di neoplasie ai polmoni in Salento 
 
Il Salento sempre più maglia nera per i tumori in Puglia. A testimoniarlo ulteriormente un recente studio condotto dall’Osservatorio Climatico-Ambientale della sezione di Lecce di Isac-Cnr, presso l’Ecotekne, e condotto dal gruppo di ricerca guidato da Daniele Contini, ricercatore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr e studioso di trasporto e diffusione di inquinanti. In particolare, l’attenzione degli studiosi si è concentrata sul potenziale ossidativo del particolato (Pm 10 e Pm 2,5). Un legame, quello del particolato con l’insorgere dei tumori, ancora tutto da dimostrare scientificamente, benché gli effetti nefasti sulla salute umana siano già in parte conosciuti. 
“Il particolato atmosferico (Pm) -spiega Contini- ha effetti negativi sulla salute. Gli esatti meccanismi della tossicità del particolato non sono ancora del tutto noti seppure risulta una correlazione tra le proprietà chimico-fisiche del particolato e la sua tossicità. Recenti studi evidenziano che le Reactive oxygen species (ROS), presenti nelle particelle, oppure generate attraverso reazioni chimiche catalizzate dal particolato atmosferico, possono causare effetti dannosi a livello cellulare”. Si tratta per lo più, come sottolineato dall’associazione Salute Salento, “di processi fisico-chimici intracellulari di riduzione dell’ossigeno, imputabili alla formazione di superossidi, perossidi di idrogeno e altro, che aumenterebbero i radicali liberi”. 
Quando si parla di polveri sottili occorre, tuttavia, fare una distinzione importante. “C’è una grande differenza -sottolinea Contini- fra le polveri del deserto che arrivano nel Salento a seguito delle tempeste di sabbia e le polveri emesse dalla combustione di biomasse o del carbone, per esempio, nella centrale di Cerano. I risultati mostrano che durante gli eventi di trasporto di polveri africane si hanno grandi incrementi di concentrazione -spiega il ricercatore Isac- ma il potenziale ossidativo rimane comunque simile a quello tipico. Mentre nel caso di sorgenti di combustione si ha un forte incremento del potenziale ossidativo”. Motivo per cui il potenziale ossidativo del particolato viene sempre più studiato in Italia. 
Dopo Milano e Bologna tocca ora a Lecce monitorare la situazione. Il gruppo di ricerca guidato dal dottor Contini ha, infatti, presentato una serie di progetti, ancora in attesa di finanziamento, per cercare di individuare, per esempio, come mai in provincia di Lecce negli ultimi tempi si sia registrato un boom di tumori al polmone. 
 
Campi Salentina ed Arnesano i comuni più a rischio 
 
Un salentino su quattro rischia di ammalarsi di tumore: era stato questo l’allarme contenuto nel report “Ambiente e Salute” presentato ed elaborato da Centro Salute Ambiente e Arpa nello scorso mese di febbraio. In particolare, polmoni e vescica risultano essere gli organi più “sensibili” all’insorgere di tumori. 
Sono le polveri sottili, i pesticidi, l’anidride carbonica, la diossina e l’arsenico i nuovi nemici da combattere e sconfiggere. “Fumo di sigaretta, radon, i minatori che hanno lavorato in Belgio, abbiamo presente tutto, ma non ci accontentiamo di quello che è immediatamente evidente e ci poniamo il problema. Sappiamo che ci sono ricadute da Brindisi e dall’Ilva e che le polveri sottili rilevate nel Salento, per il 5% sono composte da polveri industriali”, così in quei giorni aveva commentato il report Giovanni De Filippis, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Lecce. 
Altri dati allarmanti erano arrivati già sul finire del 2015 quando Campi Salentina ed Arnesano erano risultati i due comuni con le più alte concentrazioni di particolato in tutta la Puglia. Fino al 23 dicembre scorso sono stati 34 a Campi Salentina e 33 ad Arnesano i giorni in cui è stato registrata una concentrazione superiore ai 50 microgrammi per metro cubo, a fronte di un limite annuale di 35. Ma come mai proprio Campi ed Arnesano avevano fatto registrare dati così elevati? Presto detto: entrambi i comuni sono in asse verticale con la centrale “Federico II” di Cerano. 
 

Alessio Quarta