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Nova vita per Santa Croce: al via i lavori di restauro

In arrivo, grazie al sostegno della Regione Puglia, oltre due milioni di euro per il completamento del recupero della prestigiosa chiesa. E il cantiere sarà visitabile 

 

Il 26 ottobre scorso si è tenuta a Lecce, nell’ex Seminario, un’importante conferenza per la presentazione del nuovo progetto di restauro della chiesa leccese di Santa Croce, edificio fra i più importanti per la storia del Rinascimento e Barocco meridionali. In particolare è stata la Regione Puglia, rappresentata dall’assessore Loredana Capone, a concedere un finanziamento di oltre due milioni di euro per il completamento di lavori iniziati già anni fa e che fino ad oggi hanno riguardato la parte sommitale, il fastigio. Tali primi restauri sono stati eseguiti e diretti dalla locale Soprintendenza, il cui comportamento da un punto di vista della comunicazione, con la città e più in generale con il territorio, non è stato del tutto cristallino (i lavori si erano infatti estesi ben oltre le date indicate sul manifesto affisso nel cantiere). 

Nessuno, almeno fino a circa un anno fa, sapeva nulla di cosa stesse accadendo e alle richieste di informazioni dei mezzi di informazione la soprintendenza rispondeva picche. Un cantiere chiuso, inaccessibile soprattutto a certi studiosi che la chiesa hanno studiato, tutto così misteriosamente poco chiaro e proprio nel momento in cui il Mibact predica giustamente la trasparenza. Questa breve premessa diventa necessaria per capire la novità del nuovo progetto. Grazie infatti alla collaborazione della Regione Puglia, dell’Arcidiocesi di Lecce ed in particolare l’Ufficio Beni Culturali diretto dall’architetto Giuseppe Fiorillo, e non ultimo Valentino Nicolì, titolare dell’impresa che ha vinto il bando per il restauro, il cantiere di Santa Croce sarà visitabile. L’idea, come confermatoci dallo stesso Nicolì che l’ha proposta, tende a condividere una operazione complessa di un monumento che continua ad appartenere alla comunità anche durante il restauro finanziato con soldi pubblici. 

L’idea di condivisione, spalleggiata da Regione ed Arcidiocesi, è stata accettata giocoforza dalla stessa Soprintendenza che, purtroppo, in altri cantieri continua la sua chiusura nei confronti dei cittadini. Le rivoluzioni avvengono però con lentezza e con garbo e siamo quindi certi che il nuovo vento, fatto di trasparenza, si insinui pure tra le mura e le menti della locale Soprintendenza. 

Chiarito questo punto fondamentale del progetto non rimane che segnalare su cosa si interverrà. Non solo su tutta la facciata principale ma anche sulla controfacciata, sulle coperture, sulla cella campanaria e tutti gli altari della navata destra nonché, infine, su illuminazione e impianto di allontanamento dei volatili. Al progetto manca, purtroppo, un’idea su come garantire la manutenzione costante dell’edificio per evitare l’ennesimo intervento emergenziale ogni circa venti anni. 

 

Fabio Antonio Grasso