In città si è celebrato l’importante anniversario del parroco della chiesa dell’Immacolata, amato da tutti i magliesi: “I fedeli -afferma don Franco- mi cercano sempre come fosse il primo giorno”
A Maglie, il santuario dell’Immacolata e la sua comunità sono in festa. Don Franco Pedio (a sinistra nella foto insieme a don Gino Bortone), storico parroco tra i più amati della comunità magliese, il 29 luglio scorso ha raggiunto l’invidiabile traguardo dei 60 anni di sacerdozio. La storia di don Franco ha radici lontane, nella Maglie meno recente, una storia che risale a oltre 40 anni fa infatti, quando l’espansione urbanistica portò alla creazione di un quartiere di periferia, la zona 167. E da parroco di frontiera don Franco ha passato la sua vita ad edificare la chiesa dell’Immacolata e le coscienze di fedeli rimasti senza un punto di riferimento nel tessuto sociale cittadino. Dinamiche difficili che Don Franco ha subito compreso, rappresentando l’angelo custode di una parte di Maglie.
Prima ancora, però, don Franco aveva mosso i primi passi eucaristici a Muro Leccese, sua cittadina natia. Esattamente 60 anni fa, quando ancora le messe erano in latino. Altri tempi, come conferma lo stesso sacerdote: “C’erano tante formule e riti particolari, una celebrazione più intima: basti pensare che per la consacrazione, il vescovo Raffaele Calabria si fermò a pranzo con me e con tutti i sacerdoti presenti. Oggi invece la consacrazione avviene con una cerimonia certamente più solenne, ma meno coinvolgente per compaesani e amici. Essere ordinati nel proprio paese era un esempio formidabile per i giovani e ne beneficiava tutto il movimento sacerdotale”.
Il parroco arriva a Maglie nel 1959, dopo un periodo di insegnamento ad Otranto, e si “accasa” presso la Chiesa Madre sotto la guidi di don Antonio Giannuzzi (“una persona gioviale e profonda”). Il trasferimento all’Immacolata avviene nel ’73, quando la chiesa non è nemmeno ultimata e non ci sono case nel circondario. Una scommessa impegnativa, un percorso carico di impegni: “Il progetto era quello di realizzare un’edificazione spirituale della comunità. Non so se ci siamo riusciti, ma ci abbiamo provato”, dice Don Franco. Qualche anno fa, le dimissioni: “È utile cambiare, la vita comunitaria ne giova. Sono rimasto comunque parroco, officiando nel Santuario dell’Immacolata: i fedeli mi cercano sempre come fosse il primo giorno”.
Ugo Tramacere