Tonifica il corpo, libera la mente e migliora (tanto) l’autostima: è la pole dance, una vera e propria disciplina sportiva -da non confondersi con la lap dance dei locali per soli uomini- che negli anni ha visto crescere sempre più il numero di appassionati. A Lecce c’è l’unica scuola di pole dance ufficialmente riconosciuta in Puglia, dove una settantina di donne tra i 16 e i 56 anni (oltre a cinque uomini) si allenano duramente e con ottimi risultati
Sono studentesse, impiegate, casalinghe e libere professioniste. Arrivano alla spicciolata qualche minuto prima dell’orario d’inizio della lezione, giusto il tempo di scambiare due chiacchere, abbandonare i panni delle studentesse, impiegate, casalinghe e libere professioniste e indossare l’uniforme d’ordinanza (in genere canotta e shorts elasticizzati). Adesso sono pronte per diventare pole dancer: per un’ora daranno il meglio di sé e si sottoporranno ad un allenamento molto duro, combattendo contro la forza di gravità e facendo acrobazie intorno ad una pertica di acciaio del diametro di 45 mm., contando solo sulla magnesite (che incrementa la presa delle mani sul palo stesso) e sulla loro forza di volontà. Il tutto sotto l’occhio vigile della loro esperta istruttrice.
Ad un occhio inesperto i loro movimenti potrebbero sembrare quelli delle sexy ballerine degli strip club per adulti, protagoniste di film come Showgirls (1995) con Elizabeth Berkley o Striptease (1996) con Demi Moore, ma guai a nominare a loro la lap dance: loro praticano -orgogliosamente- la pole dance, una disciplina sportiva a tutti gli effetti con le sue rigide regole e i suoi campionati ufficiali, derivata da discipline sportive come l’indiana mallakhamb (lett. “lottatori del palo”), le cui origini risalgono al XII secolo, o come le parallele verticali cinesi, e che dalla metà del 2000 sta sempre più spopolando nel nostro Paese, dove attualmente si contano circa 200 palestre in cui tale disciplina viene regolarmente insegnata.
A Lecce, unico caso in Puglia, esiste un corso di pole dance avviato nel 2012 da Manuela Cota, insegnante di danza moderna e ginnastica artistica che anni fa a Parigi ha scoperto questa disciplina da noi di fatto sconosciuta e se ne è letteralmente innamorata. Determinata a diffonderla anche in Salento, oltre al necessario investimento economico, all’inizio ha dovuto combattere contro non pochi pregiudizi, legati sempre alla visione stereotipata che nell’immaginario rimandava ancora alla lap dance, ma oggi può contare su un fedele “esercito” di circa 70 allievi tra cui cinque uomini (per sfatare il mito che la pole dance sia una disciplina esclusivamente femminile), suddivisi in tre corsi -base, intermedio e avanzato-, ai quali si aggiungono altri corsi e workshop di discipline quali aerial hoop, floor work, twerking, aerial dance e sexy chair.
Manuela Cota: “Non chiamatela lap dance: questo è uno sport vero”
Entrando nella palestra di Manuela si ha quasi l’impressione di entrare in un circo prima di uno spettacolo: pali in acciaio appesi al pavimento e al soffitto, grandi anelli sospesi a mezz’aria, tessuti di vari colori attorcigliati a mo’ di funi, vestiti e accessori riposti negli scaffali a vista, cd musicali. In un attimo il pensiero va al più celebre tra i circhi, ossia le Cirque du Soleil, che tra i vari spettacoli di acrobazie e giocoleria che lo hanno reso celebre ha inserito da tempo la pole dance, oltre all’areial hoop e all’aerial dance. Il circo, dunque, con i suoi colori e i suoi travestitismi, ma anche con il suo rigore e la sua disciplina, è diventato fonte d’ispirazione per il lavoro di Manuela, che quotidianamente insegna alle sue allieve a migliorare il proprio corpo e acquisire più sicurezza di sé attraverso la pole dance.
Partiamo da una premessa di fondo: qual è la differenza tra lap dance e pole dance?
È una differenza sostanziale: la lap dance è un’attività ludica e di intrattenimento, praticata in locali per adulti, dove l’unica regola è attirare l’attenzione dell’osservatore con movimenti e ammiccamenti sexy. La pole dance è tutt’altro: è una disciplina sportiva a tutti gli effetti, al pari della ginnastica artistica o della danza contemporanea. Viene praticata nelle palestre, ha regole molto severe e tecniche molto precise che occorre imparare a padroneggiare. Ad esempio, nell’ambito di una competizione nazionale o internazionale un movimento sbagliato o un abbigliamento troppo succinto (basta anche una spallina del reggiseno fuori posto) determinano punti di penalità o perfino la squalifica per le stesse atlete.
Chi sono i tuoi allievi e perché ci tengono tanto a praticare questa disciplina?
Attualmente ho circa 70 allievi, di cui la stragrande maggioranza sono donne di età compresa tra i 16 e i 56 anni, appartenenti a tutte le categorie sociali: studentesse, mamme, professioniste. Ho anche cinque allievi maschi che, devo ammettere, ce la mettono tutta (anche se alla lunga non riescono a tenere il passo con le loro colleghe!) e sono soprattutto motivati dal desiderio di migliorare la propria muscolatura. Cosa chiedono le donne? In primis di dimagrire e tonificare il proprio corpo (glutei, addominali, schiena, braccia e gambe), poi ritagliarsi un po’ di tempo solo per sé stesse, al di fuori di familiari, compagni, lavoro o studio. Inoltre quello che desiderano è mettersi alla prova, acquisire più sicurezza di sé e del proprio corpo, superando i limiti e i complessi che derivano dalla non accettazione dei propri difetti. E la pole dance in questo senso fa un ottimo lavoro.
Davvero?
Sì. Generalmente nel primo anno di corso le allieve, divertendosi, imparano le figure base e contemporaneamente il loro corpo inizia a trasformarsi: questo è uno sport che la cui pratica di per sé richiede forza, scioltezza, coordinazione, agilità e resistenza, tutte doti che devono essere sostenute da una disciplina severa (no al fumo e all’alcool, sì ad un’alimentazione ad hoc) ma anche da una volontà di ferro. Loro se ne rendono conto e iniziano ad apprezzare i risultati, che arrivano già dopo poco tempo. Parallelamente, una sempre maggiore confidenza con la tecnica determina una migliore grazia nell’esecuzione dei movimenti, il che, oltre ad apportare vantaggi fisici, aumenta in maniera esponenziale l’autostima: anche una ragazza con qualche chilo in più inizia ad apprezzarsi e desidera fare sempre di più e meglio negli anni successivi. E di questo se ne accorgono i loro compagni e amici, che generalmente apprezzano questo “valore aggiunto”.
Sono più performanti le ragazze giovani o le donne adulte?
Hanno un approccio differente: le giovani vogliono arrivare a fare subito le figure più complesse come quelle a testa in giù, ma contemporaneamente si lamentano di più (“troppi addominali!”, “sono stanca!” ecc.). Le donne adulte invece, forse perché la maggior parte di loro ha già avuto figli o è molto impegnata nel lavoro, quando vengono in palestra e chiedi loro di fare tante ripetizioni, una volta terminate ti chiedono di farne ancora. Questo perché non hanno fretta di arrivare subito al risultato, ma vogliono sentirsi appagate di ciò che fanno volta per volta. E, soprattutto, non si lamentano.
L’abbigliamento e gli accessori utilizzati per gli allenamenti, come anche per i saggi e per le esibizioni, mettono molto in evidenza il corpo femminile. Come vivono questo aspetto le tue allieve?
Con naturalezza e ironia. Si può essere sexy e trasmettere al tempo stesso un’immagine forte, positiva. È questa la differenza tra una lap dancer e una pole dancer: la prima si esibisce per gli altri, al fine di compiacerli; la seconda si esibisce per sé stessa, perché la fa stare bene. E questo tipo di abbigliamento, oltre a essere pratico e funzionale all’attività sportiva, aiuta a non prendersi troppo sul serio. A volte, dopo qualche mese di pratica continua sono loro stesse a volersi “esibire” più del necessario e sta a me, in quanto insegnante, ricordargli le regole del gioco.
Andrea Colella