200 ricercatori, 18 milioni di investimento, 12mila mq di laboratori: questi i sontuosi numeri del nuovo Polo di Nanotecnologie del CNR inaugurato nei giorni scorsi presso il Campus Ecotekne dell’Università del Salento. Un centro all’avanguardia nel suo genere, dove vengono sviluppati progetti di elevato valore scientifico e dove i “cervelli in fuga” scelgono di tornare dall’estero per poterci lavorare
Il nucleo principale del Polo di Nanotecnologie all’interno dell’Università del Salento esisteva già ma dal 7 maggio scorso, grazie ad un accordo tra Regione Puglia e Consiglio Nazionale delle Ricerche, la struttura, arricchita di nuovi laboratori e con nuove preziose risorse, si candida a diventare una delle più grandi infrastrutture di ricerca a livello italiano (insieme alle altre sedi di Bari, Roma e Rende) ed europeo interamente dedicata allo sviluppo delle nanotecnologie e delle loro applicazioni in ambito scientifico e produttivo.
Presso il CNR Nanotec di Lecce infatti un piccolo “esercito” di laureandi, laureati e ricercatori provenienti dai diversi profili scientifici (fisici, chimici, biologi, medici ed ingegneri) è quotidianamente impegnato in progetti di ricerca materiali innovativi per dispositivi e applicativi, realizzati sfruttando le ampie potenzialità delle nanotecnologie attraverso un approccio di tipo bottom-up (self assembling e ingegneria molecolare di molecole organiche, polimeri e biomolecole) e top-down (nanotecnologie/litografie di ultima generazione applicate a materiali semiconduttori), grazie alla collaborazione con importanti aziende e università europee e statunitensi.
Tra i progetti ai quali attualmente stanno lavorando i ricercatori del Polo di Lecce possiamo ricordare Polaflow, il cui obiettivo è di studiare fenomeni quantistici come i fluidi di polaritoni in materiali semiconduttori; MAAT (Molecular NAnotechnology for HeAlth and Environment) che mira alla creazione di una piattaforma tecnologica di ricerca industriale basata su processi di Nanotecnologia Molecolare per lo sviluppo di nuovi sistemi e apparati funzionali per l’ambiente e la salute dell’uomo; Vincente, per la creazione di ecosistemi per l’imprenditorialità sostenibile, su specifici domini tecnologici, quali nanotecnologie molecolari per l’innovazione nel settore energetico; Rinovatis, finalizzato alla rigenerazione di tessuti nervosi ed osteocartilaginei; Ft Woled (Flexible Transparent White Organic Light Emitting Device) progetto bilaterale Italia-Cina; Efor (Energia da Fonti Rinnovabili) per la fabbricazione di sistemi innovativi per la conversione diretta di energia solare e la produzione di idrogeno da risorse rinnovabili e suo immagazzinamento, produzione di biocarburanti e gas di sintesi; It-Liver (Strategy To Inhibit Tgf-Beta In Liver Disease), che ha lo scopo di formare giovani ricercatori, provenienti dall’estero, in applicazioni nanotecnologiche nel campo oncologico, nel caso specifico in malattie croniche del fegato e loro stadi finali, cirrosi e carcinoma epatocellulare.
La fabbrica delle idee
Da diversi anni l’Istituto salentino è ormai protagonista della scena internazionale per quanto riguarda lo sviluppo, la ricerca e l’applicazione delle nanotecnologie: sono infatti numerosi i brevetti e i progetti che il team di ricercatori del Nanotec ha partorito fin dalla sua creazione e per i quali spesso è riuscito ad aggiudicarsi riconoscimenti di prestigio, finanziamenti e pubblicazioni sulle principali riviste del settore.
Cinque anni fa, grazie al progetto “Nanofibre Polimeriche Attive Multifunzionali per la Fotonica e l‟Elettronica”, successivamente definito “elettronica di plastica”, diviene realtà pensare ad uno schermo flessibile da poter arrotolare e riporre o all’utilizzo dei led negli schermi a colori. Sempre nel 2010, i componenti dell’Istituto leccese si aggiudicano il premio “Start Cup” de Il Sole 24Ore, con un progetto tanto ambizioso quanto importante: la rigenerazione di tessuti a partire da cellule staminali, senza l’utilizzo di agenti chimici ma tramite prodotti che mirano a mimare la morfologia naturale in cui le cellule si riproducono e si differenziano.
L’anno dopo, in collaborazione con l’Università di Parigi, il CNR Nanotec scopre gli straordinari benefici dei “solitoni”, ovvero dei fotoni che consentono alla luce di diventare fluida e superare un ostacolo, trasformandosi in un’onda solitaria ed infinita. Ma è forse il 2012 l’anno della consacrazione grazie al Cat, il microscopio 3D: primo esemplare in Europa, visualizza le cellule in maniera tridimensionale, permettendo ad esempio una visione in tre dimensioni di una cellula tumorale per somministrare i farmaci in maniera mirata e con minori effetti collaterali.
L’anno continua con un altro riconoscimento. Loretta Del Mercato, giovane ricercatrice dell’Istituto, è tra i vincitori del premio “TR35”, dedicato alle idee innovative under 35. Ad essere premiato è il suo progetto per sviluppare sensori intracellulari in grado di misurare la concentrazione di sodio, potassio e altri ioni, fondamentali per l’equilibrio di molte funzioni fisiologiche e di vitale importanza nel campo diagnostico e terapeutico.
Un’altra collaborazione internazionale, questa volta con l’Università di Mainz, porta alla scoperta di fibre di biossido di silicio che riproducono quello delle spugne di mare, con l’obiettivo di generare un’alternativa eco-compatibile ai processi industriali, una “guida ottica” per la luce in micro-dispositivi portatili, dove è necessario trasportare segnali luminosi per distanze molto ridotte con estrema precisione. Nel 2013 è il turno del tessuto “piezoelettrico”: un tessuto polimerico capace di generare energia in seguito a minime deformazioni con potenziali applicazioni nei dispositivi auto-alimentati e nella robotica umanoide.
Ugo Tramacere