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Fotogiornalisti in prima linea a Torre Veneri

Un gruppo di giornalisti e fotografi (professionisti e appassionati) hanno preso parte ad un’esercitazione dell’Esercito al termine del workshop “Fotogiornalismo in zone di conflitto”, condotto dal fotoreporter Pier Paolo Cito
 
In piedi sotto il sole e il peso del giubbotto antiproiettile e dell’elmetto d’ordinanza, una quindicina fra uomini e donne tra i venti e i quarant’anni fissano la strada sterrata che si dipana a pochi metri da loro, in attesa dell’imminente precipitare degli eventi. Sfidano il caldo e l’afa degli ultimi giorni di luglio. Gli sguardi soddisfatti e tesi sotto l’elmetto, si lanciano sorrisi di complicità, culmine di un indimenticabile lavoro di tre giorni che li ha portati nella mattinata di lunedì 29 luglio a condividere con i militari della Scuola di Cavalleria dell’Esercito Italiano il cielo azzurro e la terra infuocata del poligono di Torre Veneri a Frigole. 
Di lì a poco avrà inizio un’importante esercitazione ad alta complessità che vedrà protagonisti un gruppo di giovani ufficiali di Cavalleria insieme ai loro istruttori e ufficiali in comando e gli allievi del workshop di “Fotogiornalismo in zone di conflitto” organizzato dal fotoreporter e giornalista professionista Pier Paolo Cito e dalla Fotoscuola Lecce, coordinata da Alessandra de Donatis. Gli allievi del workshop avranno la straordinaria opportunità di documentarla, reflex alla mano, simulando in tutto e per tutto la modalità operativa di un giornalista embedded (letteralmente “immerso”), ossia accreditato e aggregato a un reparto militare operativo. La scena è allestita e l’ambientazione perfetta: polvere e sterpaglia, la zona simula realisticamente il tipo di territorio presente nei luoghi all’estero in cui alcuni dei militari in addestramento andranno in missione. 
Si è trattato di un esperimento che non ha precedenti su Lecce, grazie ad un protocollo d’intesa tra Fotoscuola Lecce e i vertici dello Stato Maggiore dell’Esercito, frutto di un intenso lavoro di collaborazione tra Pier Paolo Cito e l’Istituzione militare. Un’esperienza che si auspica di rinnovare in futuro, anche visto il proficuo risultato che ha visto “vincitori sul campo” entrambi le parti, militari e civili. Infatti, nonostante il poligono di Torre Veneri sia stato nei mesi scorsi al centro di alcune polemiche, l’Esercito ha confermato la propria apertura alla società civile, accogliendo i corsisti del workshop. Una sinergia importante, utile anche a rendere visibile agli speciali osservatori partecipanti il lavoro specialistico che viene effettuato nella preparazione dei professionisti dell’Esercito, soprattutto alla luce di un cambiamento in atto all’interno della formazione del personale della Forza armata, in cui opereranno meno uomini ma meglio addestrati e specializzati, in grado di affrontare le impegnative missioni di pace all’estero alle quali l’Italia partecipa insieme ad altri paesi della Nato. 
Nello specifico il workshop si è svolto nell’arco di tre giorni, i primi due dedicati alla teoria con lezioni ex cattedra su come si documentano visivamente in conflitti o disordini in aree urbane e teatri di guerra; il terzo giorno è stato dedicato alla pratica, con l’esercitazione a Torre Veneri.  
Decisivo, nel corso della tre giorni di full immersion, l’apporto in termini di talento ed esperienza del docente Pier Paolo Cito, originario di Brindisi, dal 1997 fotografo per l’agenzia internazionale Associated Press, da cui ha scelto di staccarsi recentemente per lavorare come freelance. La sua esperienza sui teatri di guerra ha avuto inizio nel 1999 in Montenegro, e lo ha condotto, nel corso degli anni, in paesi “caldi” come Kosovo, Etiopia, nella Striscia di Gaza, Territori Occupati e Israele, Iraq, Libano, Afghanistan, Libia. Ha vinto il premio APME (Associated Press Managing Editors) nella categoria News Photography ed è stato finalista al prestigioso Premio Pulitzer nel 2007 con una foto appartenente a un photo package relativo al conflitto tra Israele e Hezbollah. Un’esperienza lunga 14 anni in giro per il mondo, messa a disposizione nel corso delle tre intense giornate di corso e in grado di fornire qualche “dritta” preziosa a giornalisti, fotografi professionisti e appassionati (alcuni dei quali giunti a Lecce da altre città italiane) sulla difficile arte del reportage fotografico in situazioni di crisi. 
 
Valentina Zammarano