CONSEGNATA A PALAZZO CARAFA UNA PETIZIONE CON 60 FIRME
All’Amministrazione comunale e alle altre istituzioni competenti si chiede di far valere il rispetto per il vivibilità e il decoro del centro storico di Lecce
Dopo un’estate di sopportazione, i residenti del centro storico hanno deciso di uscire allo scoperto e indirizzare al sindaco della città di Lecce Paolo Perrone, all’arcivescovo Domenico D’Ambrosio, al prefetto Giuliana Perrotta, al questore Vincenzo Carella, al comandante della Polizia municipale Donato Zacheo e all’assessore comunale alle Politiche Ambientali Andrea Guido una petizione per lamentare una situazione divenuta ormai insostenibile: quella derivante dalla cattiva gestione della vita notturna del capoluogo. E sono già 60 le firme raccolte.
In un post datato 3 maggio 2013, sono gli stessi cittadini a parlare sul loro blog (leccentro.wordpress.com) di “musica assordante, che in alcuni locali si protrae ben oltre gli orari previsti da un’ordinanza che forse andrebbe ridiscussa, ma anche bivacchi e assembramenti sotto le finestre, schiamazzi e rotolare di bottiglie di vetro”. E non solo. A quanto pare ad essere messe in discussione sono anche le più elementari norme igieniche, con “odori nauseabondi e residui fisiologici su strade, muri e sulle auto parcheggiate dei residenti”.
A nulla valgono le richieste di intervento inoltrate agli agenti della Polizia municipale: “Anche nel non scontato caso in cui compaia una pattuglia non altrimenti impegnata -ci fanno sapere i residenti-, appena i vigili si allontanano tutto ricomincia”. Purtroppo il fenomeno non pare essere ancora sotto controllo, e a distanza di quasi un anno, con i primi segni del caldo anche le vecchie abitudini non si sono fatte attendere: attività notturne e schiamazzi hanno ripreso da alcune settimane.
La richiesta dei firmatari è quella di ristabilire “il decoro che si addice alle città abitate e rette da persone civili. Tutelando il riposo, il sonno, lo studio: quel che è a rischio è il diritto alla salute, violato di fatto da quando si è deciso di optare per la cultura della ‘movida’ come contenimento della vita notturna senza provvedere ai servizi relativi”. Ed è la mancanza di servizi a venir lamentata come una delle cause che se non determina per lo meno favorisce il proliferare dell’inciviltà nelle strade notturne. Dalla mancanza dei bagni pubblici e chimici nelle zone ‘incriminate’, fino alla mancanza dei controlli sull’inquinamento acustico e il rispetto degli orari di chiusura dei locali, che “si arrogano il diritto di deliziarci con musiche da discoteca a tutto volume fino alle 2-3 di notte”.
Una mancanza di servizi che giunge puntuale nel momento in cui Palazzo Carafa boccheggia per i tagli, basti pensare a quelli effettuati sugli operatori ecologici di Axa ed Ecotecnica, che si sono visti diminuire drasticamente le ore di servizio a fronte di una città che, con il caldo, tende a diventare sempre più popolata.
Valentina Zammarano