In attesa di un incontro chiarificatore con il presidente Emiliano, il primo cittadino di Corigliano d’Otranto ribadisce la ferma opposizione della sua comunità al progetto di apertura dell’impianto, forte del sostegno incondizionato dell’Unione dei Comuni Grecìa Salentina
Fiduciosa, combattiva e non sola nella sua battaglia. Dina Manti, prima cittadina di Corigliano d’Otranto, non accetta la possibilità che la discarica che sorge sul territorio del suo comune venga aperta per risolvere la nuova emergenza rifiuti. Affianco a lei si sono schierati tutti i dodici colleghi sindaci della Grecìa Salentina e insieme stanno intraprendendo tutte le azioni necessarie a impedire l’apertura dell’impianto.
Sindaca Manti, tutti insieme per un obiettivo comune. Come state procedendo?
Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina nel quale è stata approvata una delibera di Giunta che contiene un passaggio di uno studio idrogeologico compiuto da un ingegnere del Cnr, nel quale si sottolinea l’elevata permeabilità e friabilità del terreno della discarica, tale da permettere l’assorbimento del percolato e il conseguente rischio di inquinamento della falda acquifera. E questo è l’aspetto che vogliamo porre all’attenzione degli uffici della Regione e che spiega perché nel Consiglio dell’Unione si chiederà formalmente lo stralcio dal Piano regionale dei rifiuti della discarica di Corigliano d’Otranto e della sua riconversione di utilizzo.
State seguendo solo questa linea o puntate anche su altre argomentazioni?
La delibera contiene anche altri importanti aspetti. Innanzitutto vogliamo che l’attenzione si concentri sul fatto che i Comuni della Grecìa hanno la più alta percentuale di raccolta differenziata, e questo grazie alle buone pratiche messe in atto. In merito, anzi, proprio il Comune di Corigliano si è fatto promotore di un’iniziativa che ha inserito nel servizio di raccolta differenziata, due volte a settimana, anche gli stralci verdi e l’ortofrutta, che finiscono così nell’impianto di compostaggio. In questo modo diminuisce il materiale da conferire in discarica e ciò dimostra che se tutti i Comuni svolgessero una raccolta differenziata spinta, con la disponibilità sul territorio di impianti di compostaggio, le discariche diventerebbero inutili. Inoltre, abbiamo portato le nostre comunità a riflettere sulla necessità di preservare e tutelare il nostro ambiente in tutti i suoi aspetti.
Come avete fatto a non far entrare in esercizio la discarica, una volta ultimata la sua realizzazione?
Nel marzo 2014, quando ero componente dell’Amministrazione Fiore, il Consiglio comunale aveva approvato all’unanimità una delibera con la quale si esprimeva il dissenso all’apertura e si esponevano delle condizioni che difficilmente si sarebbero verificate, come ad esempio l’aumento della percentuale della raccolta differenziata di tutti i Comuni. L’unica condizione che invece venne rispettata fu la bonifica e la messa in sicurezza della vecchia discarica, un’operazione che è stata attuata dalla Regione.
Potrebbero in qualche modo obbligarvi ad aprirla?
Per la messa in esercizio è necessario il rilascio dell’agibilità da parte del Comune, che può esserci solo con un diritto all’accatastamento dell’area, cioè un qualunque diritto reale in capo a chi chiede l’agibilità. Un esempio potrebbe essere il diritto di superficie, che il Consiglio comunale dovrebbe concedere al soggetto gestore. Si tratta, però, di un’azione mai compiuta perché non siamo tenuti a farlo. Anche attraverso il nostro legale abbiamo spiegato, infatti, come è la Regione una delle parti del contratto sottoscritto con il soggetto gestore, non il Comune di Corigliano d’Otranto.
L’apertura della discarica potrebbe rivelarsi dannosa anche per la valorizzazione del territorio?
A partire dalla zona in cui è ubicata esiste un percorso naturale che arriva a San Cesario e che, insieme ad un’associazione locale, abbiamo chiamato “Parco del Mago” in onore di Matteo Tafuri. Il nostro obiettivo è quello di iniziare un percorso di tutela di un territorio ricco di risorse naturali, paesaggistiche e storiche. L’apertura della discarica contrasterebbe di fatto con questa idea di far crescere l’attrazione turistica di questo luogo. Inoltre Corigliano d’Otranto, conosciuto come paese più “filosofico” d’Italia, e la Grecìa Salentina, sede delle Notte della Taranta, non devono venire ricordati come aree ad alta incidenza tumorale, soprattutto col rischio di contaminazione della falda acquifera che aumenterebbe le possibilità dei compromettere lo stato di salute dei cittadini.
Come giudica l’atteggiamento di Emiliano in quest’ultimo periodo?
Ho inoltrato una richiesta ufficiale per avere un incontro con lui. Aveva fatto delle promesse in campagna elettorale e ha preso delle precise posizioni riguardo a Tap e trivelle. Ho fiducia in lui e nel nuovo piano dei rifiuti, e quindi credo il problema possa essere affrontato e definito. Al di là di ciò che possono fare le associazioni ambientaliste e i colleghi sindaci, voglio avere un dialogo con Emiliano per capire ciò che si vuol davvero fare del nuovo piano dei rifiuti. D’altronde, nessuno in Regione ha detto che occorre portare i rifiuti a Corigliano. Domenico Santorsola, ad esempio, ha detto che la discarica è pronta, che i lavori sono stati fatti bene e che la falda non corre rischi. Affermazioni del genere mi hanno preoccupato e ora attendo la convocazione di Emiliano.
Alessandro Chizzini