Appuntamento domenica 23 dicembre presso le Officine Cantelmo con una delle band più interessanti del panorama mediterraneo
“La rosa è viva certamente, dopo la neve fiorirà”. Finisce così una delle canzoni più belle dei Radiodervish (all’epoca del pezzo ancora Al Darawish): si tratta di una canzone tratta da una delle lettere di Antonio Gramsci, che è stata inclusa nella tracklist dell’album Dal pesce alla Luna, che raccoglie 15 anni di attività della band barese. Il disco, uscito in autunno per Sony Music, sarà presentato il 23 dicembre alle 22 alle Officine Cantelmo di Lecce.
Il titolo Dal pesce alla Luna nasce da un’immagine usata spesso nei racconti Sufi per indicare la totalità dell’universo: se vai dal pesce fino alla luna incontri tutto ciò che può essere conosciuto. Il disco è proprio questo, un racconto mediterraneo che si dipana lungo gli intensi anni del gruppo e che incontra differenti tematiche come l’amore, il cosmopolitismo, la lotta per l’esistenza: il percorso umano e artistico dei Radiodervish viene narrato su un piano emozionale in un’atmosfera di complicità e condivisione grazie alla quale il pubblico viene reso partecipe di un lungo cammino fatto di musica, vita e creatività.
Nabil (canto, chitarra e bouzouki), Michele Lobaccaro (basso, chitarre, voce), Alessandro Pipino (tastiere, fisarmonica), Riccardo Laganà (percussioni) propongono universi sonori che mescolano suggestioni etniche a delicate tessiture elettroniche. Il tutto fa da sfondo a forti melodie di respiro orientale e raffinate armonie d’occidente. Le storie si immergono nei complessi stati d’animo che abitano i popoli che condividono lo stesso mare. Eleganti liriche narrano la precaria condizione di chi in Occidente come in Oriente vive le profonde trasformazioni di questa epoca caratterizzata da rivoluzioni, paure e speranze miste a decadenza.
I Radiodervish traducono lo spaesamento e la rabbia in una poetica ricerca di senso che trova sbocco nella pratica artistica del dialogo tra mondi: visione di cui essi sono da sempre stati convinti sostenitori. Quello dei Radiodervish è stato uno dei primi esperimenti di world music nel nostro Paese che ha dato vita nel tempo a una specie di colto cantautorato mediterraneo. “Oggi più che mai -dicono- ci sembra che il nostro modo di fare musica possa essere un punto di riferimento per quello che dovrebbe essere il presente e il futuro della nostra società, ovvero la disponibilità a creare spazi di dialogo autentico tra diverse culture”.
“Ciò che non vuole morire, che non muore, trasforma in urli le ore, il desiderio che apre luci di vita interiore”, dice un altra canzone, Taci (il nemico ti ascolta), una straordinaria parabola di ciò che la musica dà a chi la ascolta, che i Radiodervish lasciano nel cuore di chi li incontra anche solo per un istante.
Angela Leucci