Alla fine il sindaco di Lecce ha voluto lei per la seconda carica istituzionale, con buona pace di tutti i “pretendenti”. E proprio Carmen Tessitore ci racconta cosa l’ha spinta ad accettare l’importante incarico
La prima uscita pubblica del vicesindaco di Lecce, Carmen Tessitore? In un asilo nido comunale. È cominciata, quindi, la gestione ordinaria del ruolo da parte della seconda carica istituzionale. Serafica, padrona di sé, Carmen Tessitore, racconta di aver appreso delle intenzioni del sindaco Paolo Perrone dalla stampa, ma sino a quando non è arrivata la telefonata del primo cittadino ha pensato si trattasse di una bufala. Presidente provinciale del Forum delle famiglie -carica da cui si è dimessa dopo aver accettato l’incarico di vicesindaco- ha accettato la proposta del sindaco Perrone dopo un consulto con la famiglia: marito, figlia, mamma parenti, perché sia chiaro, la famiglia per la Tessitori è un valore a cui tiene moltissimo e la sua storia personale lo testimonia. D’essere stata chiamata a Palazzo Carafa in virtù del famoso detto “Tra i due litiganti il terzo gode” non se ne cura e sottolinea che se, tra le altre cose, la sua chiamata in campo è stata utile anche a questo, va bene così.
Tessitore, cosa risponde a chi ritiene che la sua nomina sia frutto della “testardaggine” dei suoi colleghi in Giunta (Gaetano Messuti e Attilio Monosi), di ottenere ognuno per sé la carica di vicesindaco?
Quando il sindaco mi ha chiamata per prospettarmi l’eventualità abbiamo parlato solo delle deleghe e il fatto che dovrò occuparmi di Politiche sociali e della famiglia è stato un buon motivo per convincermi a questo passo non facile, perché comporta una rivoluzione del mio ritmo di vita. I miei colleghi di Giunta sono dei veri gentleman e Monosi alla prima riunione ha voluto che io sedessi accanto al sindaco.
Le scelte di Perrone hanno provocato qualche mal di pancia e già nella passata amministrazione il primo cittadino ha dovuto affrontare diverse turbolenze. Ritiene che si sia partiti con gli stessi presupposti e quindi con il rischio di traballi?
Nessuno di noi possiede la sfera di cristallo per poter dire come andrà, ma ritengo che la nostra sia una squadra affiatata. Ma c’è anche un altro motivo che mi fa ben sperare.
Ci dica.
La politica ha compreso che i cittadini hanno bisogno di proposte e risposte reali e concrete quindi ha capito che non si può più agire con leggerezza.
Lei è davvero ottimista, mi pare.
Certo, ma soprattutto una donna che nutre molta speranza.
Unica donna in Giunta ed esterna perché nessuna candidata è stata eletta. Come si spiega questo dato negativo?
Dobbiamo chiederlo a noi stesse. Credo che il problema della mancanza di rappresentanza riguardi non solo la politica, ma anche alcune categorie professionali. Credo che la donna sia abituata a fidarsi degli uomini e quindi c’è un approccio culturale che deve cambiare.
Quali saranno i primi progetti che intende realizzare?
Ci siamo appena insediati e devo confrontarmi con i dirigenti del settore, ma ho in animo di partire con uno screening dei bisogni. È chiaro a tutti che le risorse sono scarse e gli interventi non possono rispondere a tutte le richieste, ma proprio per questo dobbiamo partire da una mappatura dei bisogni delle famiglie. Non ha senso parlare di bisogni “settoriali” per i disabili, piuttosto che per le donne, ma ogni soggetto deve essere considerato all’interno del suo mondo relazionale.
(M.M.)