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I boschi millenari, un patrimonio da proteggere

Nell’appello del Forum Ambiente e Salute, l’invito a politici e amministratori a favorire progetti finalizzati al rimboschimento del nostro territorio
 
Il paesaggio salentino è forse l’ultimo dei depositi storici che sono sopravvissuti alle brutture della contemporaneità. Ma così come gli antichi monumenti, anche il paesaggio rurale necessita di restauri conservativi, volti a ripristinarne la bellezza e a far ritornare la Terra d’Otranto quel magnifico giardino, impreziosito da boschi millenari (ormai ridotti al minimo) che, come smeraldi, incastonavano il diadema di una terra unica. Aderiamo volentieri all’appello del Forum Ambiente Salute, assieme a tante associazioni ambientaliste e culturali, certi che solo il recupero di una sensibilità ambientale e culturale potrà garantire in futuro la sopravvivenza della bellezza del nostro territorio.
 
L’unica vera infrastruttura di cui ha urgentemente bisogno il Grande Salento sono i Grandi Boschi. La vera prioritaria infrastruttura veramente vitale che manca a noi salentini è quella dei vasti boschi pubblici e privati. Un’infrastruttura la cui ricostruzione, attraverso un massiccio intervento statale, costituisce un fattore strategico di sviluppo e di benessere autentico per il sud della Puglia, nonché una notevole occasione di impiego e lavoro per numerosi giovani ed imprese locali. 
L’assenza dei naturali boschi nel Salento è causa di dissesto idrogeologico, di cambiamenti microclimatici locali, di diminuzione della fertilità dei suoli, di interruzione di una naturale rigenerazione-purificazione dell’aria dall’inquinamento, di diminuzione della piovosità, di impoverimento della biodiversità (cui l’Onu ha dedicato il trascorso 2010!), di crisi del settore zootecnico d’eccellenza e qualità, di scomparsa delle produzioni silvicole. È un danno al paesaggio, all’economia e alla salubrità del territorio salentino inimmaginabile ed non quantificato! Un imperativo categorico irrinunciabile del nostro territorio e della sua gestione ed amministrazione, è quello della “riforestazione” e “rinaturalizzazione” con essenze autoctone e reintroduzione delle specie botaniche recentemente scomparse, a seconda dei casi previa “bonifica” dei luoghi. 
Al Governo si chiede di orientare in Puglia, ed in particolare nel Salento, nel Sud deforestato barbaramente, quei progetti di piantumazione di migliaia di alberi, promessi dal presidente del Consiglio all’Italia nel marzo 2010 (si parlava di 100 milioni di alberi), ma in merito al quale ancora nessun decreto attuativo è stato varato. Chiediamo che il Governo inizi quest’opera, tanto strategica quanto virtuosa, dal Salento, la terra più bisognosa di alberi di tutta la nostra Nazione. Ovviamente creando dei vivai o sfruttando quelli già esistenti pubblici (del Settore Foreste regionale e del Corpo Forestale dello Stato) e privati, per procurare il germoplasma dalle essenze forestali autoctone presenti nella regione Puglia, ricorrendo per essenze del tutto scomparse in loco al massimo a regioni peninsulari sempre del meridione d’Italia.
Alla Regione si richiede che la maggior parte dei progetti e dei finanziamenti, che saranno elargiti in seno al nuovo Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, siano indirizzati proprio verso quelle idee progettuali volte alla rinaturalizzazione-bonifica del territorio e alla riforestazione razionale della Puglia, e non dispersi in speculativi progetti spesso connotati dal vuoto e vacuo concetto di “fruizione”, o mera “valorizzazione” di beni già esistenti, che finiscono talvolta per creare più danni che benefici a beni ambientali già esistenti, mentre i beni ambientali devono essere incrementati proprio a partire da quelli esistenti, da considerarsi come banche ecologiche genetiche da cui partire!
Occorre pertanto una nuova “riforestazione razionale e partecipata”, cioè un rimboschimento realizzato in maniera razionale per ricostruire l’antico ecosistema e l’originario paesaggio, ma intendendo l’elemento “bosco”, “foresta”, in termini di ricostruzione del tessuto connettivo naturale in cui si inseriscono tutte le attività umane a cominciare da quelle agricolo-pastorali, nella ricerca di un equilibrio nuovo e perfetto, senza che l’elemento bosco sia visto come in un aut-aut con l’agricoltura, o con la presenza urbana. Motivo per cui, se è vero che si devono realizzare grandi estensioni di boschi sia pubblici, che privati incentivati, è pur vero che si devono favorire parallelamente interventi “dolci”, apparentemente minimali, in collaborazione con i privati, ma di grande valore ecologico e paesaggistico, come la piantumazione delle essenze forestali autoctone lungo i margini dei coltivi e le rive dei canali come un tempo, in modo che ogni agricoltore destini porzioni dei suoi terreni al bosco, di cui diventa curatore e fruitore. Tanti i vantaggi economici e produttivi connessi, come le possibilità infinite di economia silvicola, dall’allevamento animale, all’incremento delle specie animali selvatiche, a produzioni come il sughero, dalla Quercia da sughero salentina, alla dolce manna dal Frassino orno salentino, al legno con i cedui, ai tartufi e funghi, come i porcini, con la piantumazione di querce ed altre piante micorrizate, ecc. Produzioni che si affiancano a quelle agricole tradizionali, ma con il valore aggiunto della ricostruzione dell’elemento paesaggio naturale-locale, sinonimo di salubrità, cultura e storica, che aumenta il valore stesso dei prodotti della terra, favorendo al contempo l’attrattività e l’appeal del territorio. Un processo guidato da agronomi, dottori forestali e biologi, che si può avvalere dello studio della paleobotanica, della geologia, della pedologia ed idrologia dei luoghi per la scelta delle essenze ed il recupero del germoplasma.
In quest’ottica la “riforestazione” si svincola dal mero confino delle aree parco, zone protette, oasi, ma includendo queste, attraverso la modalità definita “dolce” del rimboschimento, delle piantumazioni arboree e arbustive, si estende ad ogni area della terraferma, ai margini delle strade, alle aree urbane, alle zone agricole e di naturalità, fin dentro le aree industriali, artigianali, produttive e di servizi. 
 
Oreste Caroppo