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Vendere o non vendere: questo è il problema

Il commissario prefettizio Giovanni D’Onofrio programma la vendita di alcuni immobili di proprietà comunale, tra cui l’ex Istituto di Biologia Marina 
 
La situazione economica del Comune è una questione delicata, dibattuta e fin troppo nota. La povertà delle casse di Palazzo Personè è stata in passato oggetto di polemiche, interrogazioni consiliari, dibattiti, diatribe politiche e mediatiche. Giovanni D’Onofrio, da alcune settimane commissario prefettizio, ha giustamente deciso di mettere da parte le polemiche e le chiacchiere, per puntare al cuore del problema; ossia trovare il giusto modo per recuperare il denaro necessario a rimpolpare l’asfittico bilancio cittadino e per evitare, di conseguenza, il temuto sforamento del patto di stabilità. 
L’accorpamento di uffici, la concessione di talune strutture sportive ai privati e la vendita di alcuni immobili di proprietà comunale, rappresentano dunque i primi provvedimenti necessari e per molti versi improcrastinabili. Nell’elenco degli edifici in vendita, tuttavia, è rientrato anche l’ex Istituto di Biologia Marina sito a Santa Caterina. La notizia ha fatto scattare una sorta di campanello d’allarme in chi aveva prospettato un futuro ben diverso per questa struttura, ossia nell’ex assessore all’Ambiente Mino Natalizio, il quale non ha esitato a rivolgersi allo stesso commissario prefettizio. Per Natalizio “quel contenitore è oggetto di una richiesta di finanziamento nell’ambito del Programma Europeo per la Cooperazione Territoriale “Grecia-Italia” 2007/2013. L’idea è quella di riavviare lo storico Istituto di Biologia Marina, trasformandolo in un moderno museo-acquario dedicato alla descrizione, divulgazione e tutela del patrimonio archeologico e naturalistico marino dislocato lungo le coste del Comune. La struttura è stata immaginata come spazio polifunzionale volto a soddisfare numerose esigenze educative, ricreative e promozionali, nell’ottica di una moderna strategia di valorizzazione turistica, culturale ed ambientale”. 
Al di là delle innegabili valenze culturali di un complesso destinato ad ospitare specie marine rare e/o ricchezze archeologiche ritrovate sui nostri fondali, non possono essere sottovalutate le potenzialità turistiche e soprattutto occupazionali di una struttura di questo tipo. Infatti, come ribadito dall’ex assessore neretino, “la struttura prevede l’impiego di un gruppo di operatori che, a compimento di uno specifico percorso di formazione professionale, saranno abilitati alla manutenzione e gestione degli impianti del Museo-Acquario. La realizzazione di angoli aperti (info point, book-store, shopping center, bar) all’interno della struttura garantirebbe, inoltre, possibilità di impiego anche in settori non strettamente connessi alle attività di gestione e manutenzione degli impianti”.
Il progetto, che prevede una richiesta complessiva di finanziamento di circa un milione e 250mila euro, vedrebbe destinata al Comune di Nardò, la somma di oltre 300mila euro per il recupero dell’ex Istituto. Dunque la questione resta estremamente complessa: vendere o non vendere? Cedere alle esigenze di fare cassa nel più breve tempo possibile oppure puntare ad uno sviluppo di medio/lungo termine, foriero di crescita economica, turistica e culturale per la città? Guardare ai problemi del presente o puntare al futuro? Questo è il problema. 
 
Alessio Palumbo