In piena “diaspora finiana”, si consuma anche nel Salento la “non rottura” del Pdl. Non rottura perché alla fine, almeno fino ad oggi, il partito di Berlusconi non sembra disposto a perdere pezzi, nemmeno di fronte alla sconfitta
Mentre il ‘patto dei 75’ sbarca anche a livello nazionale, in provincia si fanno invece i conti con i malumori del territorio e quella che va in scena è la cronaca di un malessere annunciato che, dopo i nuvoloni delle regionali, minaccia altri temporali. Il primo acquazzone è stato sabato all’Hotel Tiziano di Lecce, sospiratissima convocazione del coordinamento provinciale del Pdl. La prima, ad un anno dalla nomina dell’organo salentino, sollecitata con tanto di documento ufficiale e prevedibilmente trasformatasi in una prova generale di congresso, con tanto di interventi non solo sull’analisi del voto, ma soprattutto sulla tenuta interna del partito, con accuse precise a dirigenti e parlamentari.
“La verità è che qualcosa non ha funzionato -ha sottolineato Gigi Rizzo, a nome dei Popolari Liberali di Carlo Giovanardi- e, in un partito democratico e popolare, qualcuno dovrebbe assumersene le responsabilità. Almeno il ministro Fitto ha rassegnato le dimissioni, che poi sono state rigettate. Se mi chiamassi Cosimo Gallo, probabilmente avrei già fatto la stessa cosa per capire la reazione di chi mi sta intorno. Io sono uscito dell’Udc e, nel Salento, sono riuscito a sottrarre diversi esponenti al partito di Casini. Abbiamo fatto campagna elettorale, come tanti altri, per poi non essere mai coinvolti nelle decisioni che contano. E poi dobbiamo assistere a questa continua rincorsa all’Udc, che per noi è umiliante”. E non è neppure mancato un riferimento al duro scontro in atto a livello nazionale. “Non credo che, improvvisamente, Gianfranco Fini sia impazzito -ha proseguito Rizzo- forse è il caso di dare una sterzata a questo partito, che sta sbagliando direzione di marcia”.
E a contestare la gestione del Pdl nel Salento è stato anche il sindaco di Racale, Massimo Basurto. Quest’ultimo ha ribadito la necessità di riprendere ad ascoltate la base e, in particolare, gli amministratori locali che hanno un contatto diretto col territorio, annunciando anche la propria crociata, che partirà dal suo Consiglio comunale per cambiare le regole elettorali alle prossime politiche. “Si tratta di un momento di confronto; io lo assecondo, per questo ho voluto che la riunione fosse allargata a tutti, parlamentari, amministratori, rappresentanti dell’intero Pdl”, risponde quest’ultimo. Il senatore e coordinatore del partito non entra nel merito delle valutazioni di Rizzo ma puntualizza: “Condivido l’esigenza che si porti a compimento l’organizzazione del partito”, spiegando che lo stop è arrivato dalla segretaria nazionale e poi regionale prima delle elezioni e che proprio dall’incontro del Consiglio nazionale del Pdl di giovedì a Roma potrebbero emergere novità importanti da sottoporre al nuovo incontro di sabato prossimo. Una riunione in cui si capiranno probabilmente anche i tempi per le nomine dei coordinatori territoriali. Un altro passaggio che rischia di rivelarsi piuttosto delicato, visti gli equilibri interni non sempre idilliaci tra componenti degli ex partiti fondatori e spesso all’interno delle correnti e dei tronconi che sono resistite alla fusione. E c’è poi ancora tutta da risolvere la questione del capoluogo, con le tensioni per il rimpasto nella giunta comunale che ormai dovrebbe arrivare i primi di maggio e che farà i conti anche sui risultati elettorali. Il sindaco ha già strigliato i suoi per l’impegno non sempre mirato e di fronte al partito, si è tolto qualche sassolino dalle scarpe.
“Si continua a sostenere che le elezioni sono state perdute a Lecce-città -ha sottolineato Paolo Perrone-, ma la verità è che qui non abbiamo tenuto sull’intero territorio provinciale: probabilmente perché stiamo perdendo il contatto con i cittadini. E bisognerebbe chiedersi perché. Io il problema me lo pongo, ma dovremmo farlo tutti insieme”.
Alessandra Lupo