L’ex assessore all’Ambiente Mino Natalizio sollecita una uova ed oculata gestione delle risorse idriche del territorio
Dopo alcuni mesi di preoccupante silenzio, in città si torna a parlare di ambiente e questa è già una novità. L’aspetto più interessante, tuttavia, è che a farlo non è l’attuale assessore all’ambiente, bensì Mino Natalizio, esautorato da questa carica la scorsa estate a seguito delle turbolente vicende che interessarono la Giunta Vaglio. L’ex assessore, oramai lontano dalla politica attiva, ha lanciato nei giorni scorsi un allarme su due temi fondamentali e strettamente correlati tra loro: la questione della confluenza in mare degli scarichi fognanti e, più in generale, la corretta gestione delle risorse idriche territoriali. Il primo argomento, in particolar modo, risulta essere di stretta attualità, dato il recente accordo tra i comuni di Nardò e Porto Cesareo, che ha consentito a quest’ultimo di scaricare le acque del depuratore cittadino presso la marina neretina di Torre Inserraglio.
Secondo quanto affermato da Natalizio ogni anno “milioni di metri cubi di acque provenienti dagli impianti di depurazione finiscono in mare quando invece potrebbero essere impiegati sia per l’irrigazione, sia eventualmente per la cura del verde pubblico o di grandi strutture turistico ricettive, o per gli altri scopi consentiti dalle vigenti normative. Si eviterebbero, in questo modo, i numerosi emungimenti di acqua dai pozzi artesiani che stanno progressivamente depauperando la falda, provocando notevoli criticità ambientali”. Il messaggio è dunque chiaro e, per non rimanere sul piano dell’astratto, lo stesso Natalizio ha indicato i possibili fautori di un progetto di riutilizzo delle acque degli impianti di depurazione, ossia il Comune, il Consorzio di bonifica dell’Arneo e la Comunità Europea. Ora, naturalmente, spetta agli attuali amministratori farsi carico di queste problematiche, mobilitandosi affinché le segnalazioni e le preoccupazioni espresse sul tema della gestione delle risorse idriche da Natalizio, ma anche da alcune associazioni ambientaliste e da tanti semplici cittadini, non rimangano lettera morta.
Alessio Palumbo