Scatta la protesta dei consumatori. I cittadini chiedono invano la restituzione dell’Iva versata per la tassa sui rifiuti
La città vive l’ennesima, tragica “questione rifiuti”, ma questa volta non si tratta di cassonetti traboccanti e cumuli di immondizia ai bordi delle strade. Tutto nasce da una sentenza della Corte Costituzionale che ha autorizzato 15 milioni di italiani a chiedere un rimborso sull’Iva versata in passato con le tasse sui rifiuti. Dopo un analogo pronunciamento della Corte di Cassazione, ora anche la Corte Costituzionale ha quindi definitivamente stabilito che la Tarsu e la Tia sono dei tributi e pertanto non sono soggetti a Iva. Una tassa su una tassa, infatti, è un vero e proprio controsenso.
Grazie ai media, a programmi come “Le Iene” e alla diffusione della notizia su Internet, le richieste di rimborso sono cresciute esponenzialmente e così anche i neretini hanno pensato di chiedere un risarcimento per l’ingiusto balzello pagato in passato. A Nardò, tuttavia, la questione si è subito complicata maledettamente, soprattutto nel momento in cui si è diffusa la notizia che la Bianco Igiene Ambientale, ossia l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, non solo non ha intenzione di procedere ad alcun rimborso, ma si sta apprestando a far pervenire alle famiglie neretine una richiesta di conguaglio deliberata dalla Giunta comunale il 31 dicembre 2008. Di fronte al pressing delle associazioni dei consumatori, la ditta che gestisce il servizio di smaltimento ha cercato di smarcarsi, sostenendo che l’Iva arretrata è solo un “sostituto d’imposta” visto che questa tassa, una volta incassata, viene poi versata allo Stato. Inoltre, ha aggiunto la stessa Bianco Igiene Ambientale, la celebre sentenza della Corte Costituzionale non ha ancora definito “un regolamento o una disposizione chiara e inequivocabile che specifichi come, dove, a chi e quando l’utente potrà poi eventualmente presentare la domanda di rimborso per l’Iva pagata sui rifiuti”.
La Federconsumatori neretina, tuttavia, si è dichiarata non soddisfatta da queste risposte ed ha rilanciato la propria azione auspicando, tra l’altro, la partecipazione compatta di tutte le famiglie coinvolte nella vicenda. Per i responsabili Moira Epifani e Monica Raho, è necessario che la ditta Bianco sospenda sulle nuove bollette di conguaglio l’applicazione dell’iva contestata. È quantomeno insensato, infatti, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, continuare a pagare l’Iva per la tassa sui rifiuti.
“La battaglia della nostra Associazione dei Consumatori e dei cittadini -si legge nel comunicato diramato dalla stessa Federconsumatori- continuerà nei confronti dell’Azienda e del Comune, proseguirà a difendere i cittadini per avere giustizia e rispetto dello Stato di diritto, non escludendo la mobilitazione popolare e la promozione di cause pilota, nonché la predisposizione di atti di inibitoria per i comportamenti lesivi degli interessi degli utenti nei confronti dell’Azienda che continua, nonostante la nostra diffida, ad applicare l’iva sulle bollette”. I cittadini attaccano, le associazioni dei consumatori, alcuni partiti politici e alcune sigle sindacali li spalleggiano, la Bianco Igiene Ambientale si difende e Palazzo Personè tace. Questa la situazione al momento, in attesa di qualche decisione risolutiva a livello nazionale e/o locale.
Alessio Palumbo