Cerca

Carmelo Caforio: “Se sarà utile allo sviluppo del territorio sarà la benvenuta”

Il presidente della Banca Popolare Pugliese pone alcuni interrogativi e dubbi sul progetto illustrato dal ministro Tremonti, anche se “almeno si torna a parlare di piano del Sud”

 

Dell’istituzione della Banca del Mezzogiorno cosa ne pensano gli istituti di credito che già operano e sono attivi sul territorio? Per capire l’aria che tira abbiamo intervistato Carmelo Caforio (nella foto), presidente della Banca Popolare Pugliese, istituto ben radicato nel Sud che a dispetto della data di nascita ufficiale (giugno 1994) dopo la fusione della Popolare di Lecce e della Popolare Sud Puglia vanta una centenaria storia alle spalle, ed oggi conta 42mila soci, 800 collaboratori, 300mila clienti e 97 filiali distribuite fra Puglia, Basilicata e Molise.
Presidente Caforio, secondo le dichiarazioni del Ministro Tremonti, la Banca del Mezzogiorno dovrebbe accrescere l’offerta di credito nel Sud per sostenere iniziative valide, specialmente quelle promosse da piccole e medie imprese.
L’idea di fondo, come ha dichiarato il ministro Tremonti, è quella di aumentare la disponibilità del credito destinato al Mezzogiorno e per dotare lo stesso Mezzogiorno di banche proprie, visto che quelle che c’erano sono venute meno. Ma è significativo notare che anche in passato il ministro ebbe a lamentarsi della scomparsa, come li chiamò allora, dei ‘banchi meridionali e insulari’. Sembra quasi una sorta di commemorazione tardiva che ricorda le ‘virtù’ di quegli organismi, accompagnata da una non troppo sottintesa ammissione di colpa, in nome e per conto dei governi precedenti, sulla liquidazione dei ‘banchi meridionali’. Ai quali ora si vogliono legare, a mo’ di continuità ideale e storica, la missione e le fortune della novella Banca del Mezzogiorno.
Tuttavia, più che un progetto sembra un’idea allo stato embrionale. Si sa che non sarà una banca “in cui si parlerà inglese” e che avrà la logica “dell’albergo che vuole ampliarsi”. Se questa è l’idea, dubbi e interrogativi non mancano certo…
Infatti. Mi chiedo come la Banca del Mezzogiorno raccoglierà i fondi da dare ai privati e se saranno sufficienti alcuni accorgimenti, quali la garanzia pubblica e la più bassa tassazione di obbligazioni finalizzate a impieghi nelle aree meridionali, per mobilitare una sufficiente massa critica. E poi che ruolo avranno le banche di credito cooperativo o gli uffici postali? Questi ultimi saranno in grado di promuovere il credito a medio e a lungo termine?
Almeno, però, con la Banca del Mezzogiorno si torna a parlare di “piano del Sud”.
Ed è questa l’unica cosa positiva. Sono fermamente convinto che le imprese meridionali, specialmente quelle piccole e medie, assieme e certamente non dopo alla Banca del Mezzogiorno abbiano bisogno di  interventi volti a migliorare l’ambiente esterno in cui operano, che, come tutti sanno, condiziona e non poco le loro performance. È la questione dei beni collettivi: il funzionamento della pubblica amministrazione, la formazione, la legalità, l’energia, i servizi, le infrastrutture materiali e immateriali. Rinviare ancora la soluzione di questi problemi non solo non risolve, ma aggrava la situazione delle imprese meridionali. Per questo se la nuova Banca saprà essere utile e funzionale allo sviluppo del territorio, sarà la benvenuta. Ed il benvenuto le sarà dato in primis dalle banche locali, popolari in testa. Cioè da quelle aziende di credito che continuano ad essere sempre al fianco di aziende e famiglie, anche in una situazione di obiettiva difficoltà”.