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Il fenomeno in Puglia

Sono tre i “punti di snodo” della regione: le coste adriatiche del Salento e i porti di Bari e Brindisi

Non impegna più le connotazioni tipiche degli “esodi di massa”, quelli per intenderci che hanno segnato la storia pugliese nei primi anni dell’ultimo decennio del secolo scorso, ma assume forme, diciamo, più moderne, meno appariscenti, ma non per questo meno illegali. Le caratteristiche del flusso di immigrazione sotterraneo negli anni del Terzo Millennio cambiano, e si compiono soprattutto con il controllo e la gestione delle organizzazioni criminali che operano tanto sull’una quanto sull’altra sponda dell’Adriatico. Insomma, c’è una nuova angolatura per inquadrare il fenomeno rapportato alla Puglia, una delle regioni che alla pari con Calabria e Sicilia, maggiormente sconta ed accusa il problema.
C’è, alla base, l’intuizione di trafficanti di vite umane, senza scrupoli ovviamente, che dietro lauto compenso trasportano a ritmo regolare piccoli gruppi di cittadini di qualsiasi nazionalità, spesso a bordo di scafi d’altura di notevole potenza in grado di raggiungere il Salento in appena due ore partendo dall’Albania. L’immigrazione clandestina, da “risoluzione” estrema e salvifica di povere genti senza futuro nelle proprie terre natie, è diventato dunque un affare per pochi. Con annesso “sconfinamento” nell’illecito smercio di droga ed armi. La correlazione non appaia fuori luogo, anzi costituisce la prova provata dell’evoluzione della strategia criminale. E non è un caso che i più importanti sequestri di stupefacenti effettuati dalle forze dell’ordine in Puglia e nel Salento sono stati proprio messi a segno in occasione di intercettazioni di sbarchi clandestini.
Sono tre i “punti di snodo” della regione dai quali prende le mosse il flusso degli irregolari: la costa adriatica del Salento leccese, il porto di Brindisi e quello di Bari. Nella parte estrema della Puglia i carichi umani arrivano principalmente da Valona, Durazzo e Fier. I clandestini sono “scaricati” ed abbandonati a pochi metri dalla costa, lungo le spiagge e le basse scogliere, e da qui poi vanno a rifugiarsi nell’entroterra, approfittando delle “coperture” assicurate dalla macchia mediterranea, dalle pinete e dalle campagne circostanti. Dopo anche intere giornate di attesa, gli immigrati vengono poi prelevati dai “tassisti”, altra catena della ben congeniata organizzazione, che provvedono al loro trasporto presso le vicine stazioni ferroviarie o presso i centri abitati dai quali più facilmente possono utilizzare i collegamenti di linea stradali.
Diverse le “tecniche” adottate dai clandestini per sfuggire ai controlli una volta giunti nei porti di Brindisi e di Bari. Qui, dato il maggior traffico ed il maggior numero degli attracchi, si sbarca soprattutto mediante gli ordinari collegamenti con l’Albania, il Montenegro, la Turchia e la Grecia. E se nel Salento ed in terra barese arrivano maggiormente albanesi, iracheni ed ex yugoslavi, nella provincia foggiana sbarcano di più polacchi, magrebini, slovacchi, ucraini e senegalesi. E la capitanata di Puglia diventa il principale crocevia per le tratte finali che portano verso il nord Italia ed il resto dell’Europa.

 

Daniele Greco