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L’ora delle Coop: l’ipermercato di Cavallino cambia padrone

Dopo Surbo la Coop estense si prende anche Cavallino, che sarà gestito da una società terza. Ma sui lavoratori si parla già di “situazioni di difficoltà” e i sindacati sono in allerta

L’onda Coop investe anche il Salento. E dodici anni dopo aver aperto l’ipermercato di Surbo, Coop Estense, una delle aziende del colosso nazionale della grande distribuzione, acquisisce quello di Cavallino subentrando a Carrefour, che lascia anche Brindisi, Bari e Matera, oltre ad altri centri commerciali del sud Italia. La decisione dell’azienda francese -il più grande distributore europeo- di uscire dal circuito degli ipermercati del Mezzogiorno era nell’aria da due anni, ma il modo in cui è avvenuta ha provocato sconcerto tra i lavoratori e, più ancora, fra i sindacati. In primo luogo per la disdetta del contratto integrativo aziendale, avvenuta senza consultare le parti sociali: “Un atto gravissimo perché fatto in modo unilaterale -tuona la segretaria provinciale della Filcams Cgil, Valentina Fragassi- in barba ai diritti economici e normativi dei lavoratori e che rischia di pregiudicare le relazioni sindacali”. E neppure la trattativa con Coop estense, avviata e conclusa in sordina, è piaciuta a Cgil, Cisl e Uil, le quali, alla notizia della vendita, hanno reagito con il presidio e il volantinaggio organizzati lo scorso sabato di buon mattino nello spiazzo dell’ipermercato di Cavallino.
Il problema principale, naturalmente, è il mantenimento dei livelli occupazionali. La crisi si fa sentire e non risparmia neanche colossi come Carrefour o come Unieuro, che ha già annunciato la chiusura di Pc City. L’ipermercato di Lecce, insieme a quelli di Bari Pasteur, Capodrise e Casoria in Campania, è stato già interessato da una riduzione consistente del personale: 547 dipendenti in totale nelle quattro aree, con ovvie conseguenze anche sull’indotto e sulle aziende fornitrici. A marzo scorso era iniziata una fase di trattativa con i sindacati, ma il piano industriale di ristrutturazione presentato da Carrefour era risultato carente: era stato infatti dichiarato un impegno di spesa che riguardava il solo 2009, pari a 40 milioni di euro finalizzati a ristrutturare e rilanciare commercialmente i diversi punti vendita in crisi. Contemporaneamente l’azienda aveva proposto la disapplicazione, per 18 mesi, di alcuni punti del contratto integrativo aziendale, da differenziare tra i negozi considerati in crisi e le restanti strutture: pause, maggiorazioni del lavoro domenicale e festivo, integrazione malattia e infortunio e salario variabile, il pacchetto su cui poggiava la proposta di Carrefour. La proposta era stata giudicata inaccettabile dalle organizzazioni sindacali, dichiaratesi contrarie a definire un accordo sull’occupazione con tali presupposti. Intanto, Carrefour avviava la procedura di mobilità per 90 dipendenti la cui cassa integrazione scade il 31 luglio.
A completare il quadro è arrivata, il 16 luglio, la conferma ufficiale dell’uscita dell’azienda dal Sud, la cessione a Coop Estense degli ipermercati di Lecce, Brindisi, Bari e Matera. La cooperativa ferrarese, dal canto suo, rafforza la posizione di leadership in Puglia, dove risiedono 230mila soci proprietari (il 40% della base sociale) con 1.500 lavoratori, occupati nei 10 punti vendita già esistenti sul territorio prima dell’acquisizione dei quattro ipermercati Carrefour. Quello di Cavallino sarà gestito, con tutta probabilità, da una società terza, quindi né da Coop né da Ipercoop. Ma in merito si sapranno notizie più precise nei prossimi giorni.
D’altra parte, a Cavallino la situazione è in continua evoluzione. Ai sindacati, naturalmente, preme salvaguardare i lavoratori. E promettono battaglia affinché non vadano in fumo altri 100 posti di lavoro (tanti sono, da oltre un anno, quelli a rischio): “Le prime dichiarazioni di Coop Estense -aggiunge Valentina Fragassi- ci preoccupano, soprattutto quando sostiene che dovranno gestire possibili situazione di difficoltà e sacrificio. Una cosa è certa ed è che non possono aprire procedure di mobilità, avendo appena rilevato un’azienda e non potendo, di conseguenza, dimostrare nessuna eventuale crisi. Ci aspettiamo -conclude la Fragassi- delle proposte centrate sulla possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali. E lì ce la giocheremo”.

 

Fabio Bolognino