Cerca

Presto un monitoraggio dei siti più pericolosi

MASSIMO COMO – ASSESSORE PROVINCIALE ALLE STRADE
 
“Finora non ci siamo posti il problema, ma se necessario illumineremo quelli più a rischio”. Così interviene sulla questione l’assessore Como, che bacchetta gli ambientalisti: “Non pretendano rotatorie più piccole del dovuto”
 
Negli ultimi tre anni, su 2mila chilometri di strade provinciali, ha trasformato- o ha programmato di farlo- 63 incroci in altrettante rotatorie. “Mica una cosa da niente! Abbiamo dovuto grattare il barile per trovare i fondi per poterlo fare. Nel giro di un paio d’anni, però, potrebbero essere completate tutte”. Massimo Como, a cui il presidente della Provincia, Antonio Gabellone, ha affidato la delega alle Strade, scorre il lungo elenco dei lavori appaltati, delle opere in corso, di quelle previste. Dall’estremo nord all’estremo sud del Salento. 
Assessore Como, ma servivano davvero così tante rotatorie?
La verità è che dai sindaci continuiamo a ricevere ulteriori richieste e non sappiamo dove andare a prendere i soldi. Per ora continuiamo ad utilizzare i 20milioni di euro stanziati per il triennio e che ci sono arrivati dal Governo per il tramite della Regione. Almeno 3 milioni di euro vengono impegnati ogni anno solo per le rotatorie.
Sarà ricordato come l’ “assessore dei rondò”.
Abbiamo investito così tanto, innanzitutto, per cercare di limitare l’incidentalità. Ma i rondò ci permettono anche di rendere più fluido il traffico, di ridurre l’inquinamento causato dalle lunghe code, specie ai semafori. Certo, molta strada resta da fare sull’arredo urbano, ma su questo i Comuni devono darci una mano. E poi, questione non secondaria, con questo tipo di edilizia stradale abbiamo dato ossigeno alle piccole imprese edili del posto.
Non parla, però, del problema illuminazione. Lo sa che molte rotatorie rimangono al buio e questo le rende pericolose, nonostante siano formalmente a norma? 
Solitamente c’è un’intesa, per quanto non scritta, tra uffici tecnici. Prima di procedere all’appalto, infatti, la Provincia fa firmare un atto di impegno con il quale i Comuni prendono in consegna i rondò e i relativi impianti di illuminazione. Loro, poi, dovrebbero farsi carico della gestione e del pagamento dei consumi energetici. 
Sì, ma dove i corpi illuminanti sono previsti a monte. Per tutti gli altri casi, invece?
Sinceramente, finora non ci siamo posti il problema. Tuttavia, non siamo insensibili, perché gli incidenti, anche mortali, continuano a verificarsi pure in prossimità delle rotatorie. Effettivamente, credo sia il caso di avviare un monitoraggio e avere, nel giro di qualche mese, un quadro più completo. 
Dopodiché? 
Sebbene non ci sia una espressa previsione di legge, da buoni amministratori della cosa pubblica potremmo stanziare delle somme ad hoc. Non credo che i costi siano proibitivi. Anzi, rispetto alla spesa media necessaria per realizzare l’intera opera, quelle destinate all’illuminazione sono somme non eccessive.
Non finisce qui. Sa anche che molte delle rotatorie realizzate prima dell’entrata in vigore del Decreto ministeriale del 2006 sono troppo piccole o troppo grandi?
Dovremmo verificare anche questo. Certo è che la dimensione del raggio di curvatura dev’essere direttamente proporzionale alle strade che si vanno a intersecare. Non si possono più fare sconti. Ma su questo ci scontriamo poi con altre ragioni.
Le ragioni di chi?
Quelle degli ambientalisti, ad esempio. Solo qualche giorno fa, sono stato richiamato  dal difensore civico della Provincia, Giorgio De Giuseppe. Ha ricevuto una lettera in cui alcune associazioni chiedono di progettare rotatorie che non prevedano un eccessivo consumo di territorio. 
E lei che ha fatto?
Ho scritto al capo settore perché ne tenga conto, ma non possiamo avere la botte piena e la moglie ubriaca. I tecnici, giustamente, non si vogliono prendere responsabilità che, in caso di incidenti, diverrebbero di natura penale. 
 
Tiziana Colluto